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mercoledì 28 novembre 2012

BEATI I PRIMI SE I TERZI SONO ONESTI (Tratto da una Storia Vera)




Modena, 28Novembre2012, h16.30 circa. 

Alla cassa della coop ero terzo. Sul podio. Preceduto da una signora vecchia reduce da una spesa di una pochezza descrivibile ma che ometterò di descrivere, a sua volta preceduta da una signora cicciotta, a cui non avrei neppure prestato attenzione se non avesse compiuto quello di cui ci stiamo occupando. 

Si perché quando sei alla cassa fai caso al massimo alla robaccia acquistata da chi ti precede, mentre aspetti che il rullo della cassa avanzi e ti dia modo di cominciare ad appoggiare le tue prelibate compere. Se ci fai caso le altrui sono in gran parte robacce, distanti da te: Pinoli, aglio in polvere, mestoli strani dalle funzioni incerte, snack di sottomarca sottaceto, pesto sciroppato alle mandorle caramellate, dentifricio durbans.. no grazie. 

La solita routine di attesa però è stata bruscamente interrotta dalla cicciotta, chiamiamola Concettina, che una volta giunta al momento di pagare, si avvedeva della mancanza di un qualche euro per raggiungere i 50euri, soglia minima per acquisire il diritto al buono sconto per la successiva spesa. Eccola allora golosamente affrettarsi a tornare nelle corsie del market passando a fatica tra noi clienti successivi borbottando un pronosticabile: ‘allora prendo la Nutella.. ’. Solo ora mi avvedo che con lei, rimasti alla cassa col carrello, ci sono marito e figlioletto, piuttosto taciturni per essere degli esseri viventi. 

Passati alcuni attimi di mia intensa e futile attività cerebrale, eccola tornare con una confezione di camomilla ed una crema al cioccolato bianca e nera. “E quella la chiami nutella?” -  vorrei dirle - ma non lo faccio. Codardo. 

Bene dai è fatta, tra poco tocca a me. Rivisito la scena cercando di dare un senso all’accaduto, dunque: una spesa in famiglia, un buono sconto che fa comodo in momenti di crisi, un paio di minuti di blocco totale del traffico alla cassa per cui io proverei forse un po’ di imbarazzo ma suvvìa, ci sta. Stia tranquilla Concettina, ha il nostro appoggio. 
Eccola dare alla cassiera dapprima la crema dolciastra. ‘Così siamo a 49,89euri’ – dice la commessa. Noto il disappunto di Concettina, ma non gli do peso. Eccola ora apprestarsi a passare anche la camomilla e contemporaneamente affacciarsi palpitante sul display della cassa col fare dello sciatore che taglia il traguardo ed ha fretta di sapere se ce l’ha fatta. Qualcosa di bizzarro c’è, dentro di me sorrido per la goffaggine del gesto. “51,79euri, ce l’abbiamo fatta” – esclama la paziente dipendente del market. 
Nell’esatto momento cui sto archiviando il caso, ecco il colpo di coda della gonfia Concettina:  

 “E no, così è troppo! Non ce li ho. Io ho 50euro”. 

All’udir tali parole diffusa è l’incredulità dei presenti. Guardo Concettina, la cassiera, l’impassibile ed ovattato marito, la spazientente vecchia che mi precede.. Attimi di silenzio, di imbarazzo. La cassiera, suddita del luogo comune che dipinge il cliente come assoluto possessore della ragione, asseconda la donna al suo cospetto, esortandola però a ragionare sul fatto che raggiungere la precisa cifra di 50 in un mondo denso di virgole è impresa ardua. Concettina è in stato confusionale, inizia a frugare nei sacchetti della spesa già sistemati nel carrello per trovare un prodotto - l’ago nel pagliaio - che possa darle le carte in regola per accedere al buono previsto, il tutto sotto i moniti della paziente dipendente che la avverte che l’operazione potrebbe rivelarsi irrisolvibile. 

Siamo andati oltre. Me ne rendo conto e mi ergo a risolutore. Metto ordine mettendo mano al portafoglio. "Non si preoccupi signora, lo metto io uneurosettantanovecentesimi, vada pure". 

Senza esitazione alcuna eccola esibire in un sorriso a una trentina di denti e ringraziarmi sentitamente. Non vorrei sbagliarmi, ma anche il marito, sin li un po’ sottotono, ha accennato un mezzo ghigno-grato. 

Mentre li osservo allontanarsi, provo emozioni contrastanti. Li trovo patetici e/o teneri, tirchi e/o poveretti. Tristi e/o figli della crisi che mette a dura prova la gente meno abbiente.

Sia quel che sia. L’unica certezza è che sono riusciti a incularmi centosettantanovecentesimidieuro.