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mercoledì 29 agosto 2012

Traduttore Difetti - Pregi per Curriculum 1-5

Avete un difetto che potrebbe costarvi il lavoro? Grazie alla nostra guida, ogni difetto diventerà una qualità in più che vi spianerà la strada del successo fino ai vertici della società. Ecco i primi 5 consigli per voi, totalmente gratis!

1. Sono un maniaco sessuale:
Traduzione per curriculum: non faccio discriminazione verso l'altro sesso anzi, credo invece che siano un benefico apporto in qualsiasi organico lavorativo. Sono in grado di instaurare un clima di reciproco piacere per una produttività migliore e una migliore organizzazione in team. Amo lavorare a stretto contatto con gli altri membri del mio team femminile perchè credo che uniti si possano raggiungere qualsiasi obiettivo e grazie alla forza del mio carattere, resisto fermamente anche a qualsiasi provocazione possa ricevere.


2. Non ho il controllo delle mie funzioni corporali, mi cago addosso ma non me ne frega un cazzo:
Traduzione per curriculum: instancabile, non mi allontano mai dal posto di lavoro anche in situazioni di emergenza. Riesco a concentrarmi totalmente sul lavoro che ho da eseguire e non lascio che nessun elemento interno o esterno mi influenzi.


3. Sono uno sporco nazista:
Traduzione per curriculum: ben predisposto al lavoro in team, possiedo doti di leader e di gestione delle forze lavoro, all'occorrenza molto duro con i sottoposti. Amo circondarmi di individui dal carattere forte, integerrimi, dalla cultura raffinata, con ideologie salde temprate da un grande attaccamento alla patria. Orgoglioso delle mie origini teutoniche, che mi spingono verso sogni di coesione e fratellanza con i miei pari sono sempre stato pronto nel raggiungere importanti obiettivi di conquista e ampliamento dell'azienda per cui lavoro.

4. Rubo le cose in ufficio:
Traduzione per curriculum: preciso ed ordinato nella gestione degli spazi lavorativi, di mia iniziativa spesso ricerco un'accurata disposizione degli elementi che circondano me e gli altri membri del mio team, affinchè nessuno si circondi di distrazioni che possano inficiare la produttività dell'azienda provvedendo io stesso allo smaltimento degli stessi, senza che la azienda si debba preoccupare di alcunchè.

5. Non ho voglia di fare un cazzo
Traduzione per curriculum: ho grandi capacità di riflessione e credo che il potere della mente sia la forza più grande che possa governare un uomo. Determinato a trovare sempre la soluzione migliore tramite un problem solving analitico frutto di grandi doti di serenità, relax mentale e concentrazione fisica che riesco ad ottenere durante l'orario di lavoro, grazie anche ai miei studi e lezioni private di postura da cui oggi, sia io che la mia azienda, possono trarre benefici.

martedì 28 agosto 2012

IL NAZISMO (Enciclopedia sbrigativa)

Movimento di emeriti imbecilli, plasmato e perfezionato da un gigantesco asino di nome Adolf Hitler. Questo qui, con un colpo di stato è salito al potere auto eleggendosi capo del partito, primo ministro e presidente della repubblica e molti lo ignorano ma anche Capo della Terra e di Pandora. Nessuno ha saputo opporsi ai suoi deliri, eppure era un piccoletto.. ma si sa, quelli piccoli hanno il baricentro basso e non sono mica facili da picchiare. Ha abbindolato il popolo con concetti sulla razza pura, perseguitando e ammazzando centoventine, milleseicentoventisettine, centotrentanovemigliaine di ebrei. E meno male che poi sono arrivate le bombe degli americani, altrimenti quell'Hitler lì sarebbe ancora seduto al suo posto a blaterare stupidate. E invece ha finto il suicidio, ottenuto un passaporto falso, e fatto altri danni in altri posti, con un nuovo nome; Silvio Berlusconi. Non ci credete? Chiedete ad Allegri.


(Il consueto saluto nazista di Massimiliano Allegri)


venerdì 24 agosto 2012

ALL'IMPROVVISO LEI

Mi sono appena seduto al tavolo del bar della piazza e sono circondato da persone. In realtà i bar sono due, cosi come le piazze, una di fronte all'altra, contrapposte come Don Camillo e Peppone e politicamente, ognuno sceglie dove bere i suoi drink. Ho contato anche i tavoli, in totale sono trenta. Dicono che può aiutare la memoria contare e soffermarsi sui dettagli ma non ricordo dove l'ho letto. C'è quasi tutto il paese attorno a me, è serata di festa, quindi nessuno o quasi è rimasto a casa e potrei andare a rapinare quelle case vuote, frugando tra i cassetti di ognuno abbastanza facilmente. Ah! Che grande clamore scatenerebbe in questo paesino dimenticato da Dio! A volte mi vengono in mente queste situazioni ipotetiche, stile "se avessi un fucile, quante persone riuscirei ad ammazzare prima che mi prendano?". Non che io sia una persona violenta o con tendenze omicide, sono scabrosi pensieri su cose che non faresti mai, come uno che soffre di vertigini che immagina di camminare sul bordo di un grattacielo al 50° piano, o un multimiliardario che pensa come sarebbe se lui pagasse le tasse. Arriva la cameriera, abbronzata e bella come il sole nei suoi 20 anni di felicità. Mi chiede cosa voglio, vorrei risponderle "Te", darle la mano, vestito da Clint Eastwood con il sole alle spalle, sopra il mio destriero e portarmela via nel deserto.

Apro la bocca, fissandola in quegli occhi che sanno di mediterraneo e le dico:

 "Tè..."

(sospiro)

"...verde...se non ce l'hai in lattina è meglio".

“Uh, per un attimo avevo capito che avevi detto te, nel senso di me.. hi hi hi, che sciocca.. scusa se te lo dico ma io sono fatta così, dico sempre quello che penso, a costo di essere sgarbata. Cmq te lo porto subito il tè verde che è un po' da sfigatini, del resto anche la tua faccia...hi hi hi, stasera sono proprio tutta tremendina, sarà il caldo! Se avrei le ferie ci sarei già tutta andata.. hi hi hi.. Bene; vado e torno col vassoino! ”


In un istante mi fu chiaro tutto. Lei, così meravigliosa! Ma tipo da restarci abbracciato tutta la notte a parlare di viaggi e sogni di una vita insieme passata a correre su spiagge argentate inspiegabilmente deserte, mano nella mano, felici di una felicità fiabesca! Io e lei, nient'altro che noi. Lei, unica eccezione per cui rispetterei la rivedibile volontà cristiana per cui bisognerebbe aspettare il matrimonio prima di unirsi nel sacro vincolo dello scopare. Lei che da sola ha dato un senso a tutte quelle mielose merdose canzoni di quel fracassacazzo di Gigi D'Alessio. Lei, il pezzo mancante del puzzle del mio cuore. Lei, che se fosse una canzone sarebbe "T'innamorerai" di Masini. Lei che se fosse Giovanna D'arco andrei giù di idrante. Lei, che ha azzerato la mia fobia del "per sempre". Lei che se fosse lesbica mi toglierei seduta stante il pipparuolo. Lei che i suoi occhi sembrano stelle comete che mi guidano nel buio torbido di questo mondo decadente. Lei che se fosse imbarcazione starei a poppa. Lei che ha moltiplicato per zero le mie attenzioni verso le altre femmine del pianeta. Lei che è "..e vissero felici e contenti".

Ebbene lei, proprio lei.. è riuscita a rovinare tutto aprendo bocca in quei dodici nefasti secondi.

Finisce così com'era iniziata, senza un motivo valido senza un straccio di destino fatato, privato brutalmente del sentimento più nobile che il mondo governa e a cui anche il più infimo degli stronzi avrebbe diritto. L'ho amata per davvero, l’ho amata  dal primo momento che l'ho vista, è stato 2 minuti fa ne sono ben conscio, ma il mio è stato amore puro ed è inutile negarlo, la sentivo mia, mi sentivo suo... sognavo la chiesa, sognavo l'altare, sognavo l'erede. Ora mi sento vuoto, spolpato, scarico, evacuato della mia anima, depauperato del mio futuro, in questa giornata che poco aveva da dare e ancor meno ha dato hai deciso di portarmi via l’unico bagliore di luce che mi ha spinto ad aprire questi occhi stanchi e destarmi da questo confuso torpore che avrei giurato mi accompagnasse fin nelle braccia dell’amico Morfeo. Sei lassù che mi guardi e giocoso ti compiaci di avermi reso patetico ancora una volta, vorrei insultarti ma non lo farò, non perché non te lo meriti ma perché sono stato educato diversamente, mi piacerebbe sapere come la mia cara madre spiegherebbe anche questo, come quando sotto il portico l’imbrunire mi faceva sentire più saggio e le facevo domande a cui puntualmente sapeva rispondere, non divagava non esitava, puntuale e concisa mi cresceva a parole, mi mentiva senza ritegno dicendomi che un giorno anch’io avrei saputo tutto questo...

Eccola che torna, con quel vassoio traballante, la rivedo e sento di essere ancora vivo, sento di poter perdonare la sua stupidità, sento che un futuro insieme non è ancora perduto, che il fato non ci ha ancora divisi. Mi parla ma non capisco. So che di intelligente non vi è nulla e il mio cervello decide di attuare un meccanismo di difesa che il cuore probabilmente gli impone. Mi sta bene così. Sul tavolo mi presenta trionfante proprio ciò che con estrema gentilezza le avevo chiesto di evitare. Una lattina. Sorrido dentro di me, sorrido e la giustifico come un degno leader protegge la sua squadra, come una polmonite acuta sul mio libretto di scuola, la colpa è mia, del mio essere ossessionato dal dettaglio, del non voler seguire un mondo che va avanti, del non accettare il sacrosanto dovere di assecondare il progresso e poter bere da una cazzo di lamiera igienizzata e trattata per quell’unico scopo! E allora lo bevo, è pure sempre thè verde… Caldo come la piscia.


martedì 21 agosto 2012

LE RECENSIONI SBRIGATIVE: THE BOURNE IDENTITY


Se ti svegliassi in un peschereccio stile quello di quel gran buco di culo Giorgio Clooney crivellato di pallottole senza ricordare un pesce sega, come ti sentiresti? Fortunato o incazzato? Matteo Demonio nessuna delle due, complice anche una espressione che è un mix tra australopiteco e bronzo di Riace. Lui parte subito cercando di uccidere gente.Una volta sbarcato le cose non si semplificano, scopre che ha duecento nomi, duecento passaporti e duecentomila dollari o poco meno in una banca svizzera, in cui entra da perfetto barbone puzzando di pesce e con le classiche tendenze omosessuali dei marinai. Giustamente poi, comincia a fare casini anche all'ambasciata, guarda caso picchiando gente e trovando la classica ragazza di cui poi si innamora e con cui tromba dopo due giorni in un motel di merda della francia, ma per amore eh, non per l'appartamento di lui a Parigi mega gigante dove ammazza un altro tizio con una penna cosa che gli fa capire che forse di lavoro non fa proprio l'impiegato in banca. Intervengono tutta una serie di superassassini mentre il nostro amico Matteo Demonio continua a sospettare che il fatto che parli 18 lingue, o che in un ristorante faccia i raggi x pure alle persone che ha alle spalle e che conosca quell'arte marziale di nome Super-king-fu-super-cinema, che sembra kung fu ma in realtà sono colpi senza senso dati alla velocità della luce manco fosse Bruce Lee a 120 fotogrammi al secondo e che spezzano ossa oggetti e le palle di chi guarda il film che non ci capisce un cazzo di che cazzo sta succedendo, forse forse è indice che c'è qualcosa sotto.
Il film prosegue, i cattivi muoiono o si fanno male, Matteo Demonio alla fine si scopre che è una specie di super spia da provetta che ha fatto un casino in una missione perchè sotto sotto è uno dai buoni sentimenti e quindi per fargli capire che cosi non si fa lo vogliono morto. Ma lui comunque è più furbo, spedisce la stronza in Grecia, vince contro i cattivi e a sorpresa si presenta da lei finalmente con un cazzo di sorriso e senza paresi, certo di poter continuare la loro love story scontatissima.

Scontatissima solo per lui, perchè tanto la stronza gliela ammazzano nel film dopo.

venerdì 17 agosto 2012

ASCENSORE

Ascensore. Forse il posto peggiore per un essere umano creato dall’umano stesso, dove la mente è messa a dura prova, dove trattati socio-psicologici attingono a piene mani, dove sei costretto a rimanere a contatto con persone per cui pagheresti volentieri un’ordinanza restrittiva, dove la società non conta più, dove il proprio spazio vitale viene minacciato all’inverosimile, dove si torna allo stato primitivo, si mostra il lato animale del proprio essere... lo specchio dell’anima. Ascensore, dove solo i più forti escono vincitori.
Oggi così mi sento, mi sento forte, mi sento confident, una mattina come le altre per il mondo ma non per me, oggi mi sento immotivatamente dominante, maschio alfa, leader, capobranco e capobanda e lo voglio dimostrare dove conta, dove è difficile emergere, nell’elevatore meccanico, il lift lo chiamano gli svizzeri, banco di prova lo chiamo io.
Lo aspetto con ansia, come fossi davanti al mio destino, come fosse il treno che mi porterà via per sempre, come fosse l’appuntamento con la storia in cui non puoi fallire e poi d’improvviso ci siamo, si aprono le porte... è sempre lui, piccolo, vecchio, ad un passo dalla pensione, sembra impossibile che possa trasportare 2 persone figurarsi i 680Kg che assicurano baldanzosi i produttori, ma non oggi, oggi per me si sono spalancate le porte di un maestoso colosseo, vedo un arena innanzi a me, ma io quest’oggi sono la bestia, quella anche mezza aliena che solo in un film di supereroi può morire perchè è tanto palese quanto evidente che il divario fisico è troppo ampio affinchè possa anche solo prendere in considerazione di soccombere. Poi vedo lui, il minuto gladiatore che con Russell Crowe non ha davvero nulla da spartire, l’agnello sacrificale, la preda prescelta, la gazzella di Piero Angela, lo Gnu che si abbevera incurante al fiume in un documentario su quanto sia letale un coccodrillo, è il debole che per definizione rende qualcun’altro forte. Grazie Dio, grazie di averlo fatto comparire nel posto giusto al momento giusto. Entro fissandolo, spavaldo e felpato come un’affascinante tigre del bengala creata al computer da una sapiente mano, non lo saluto e lui non ha il coraggio di farlo, non è il caso, non sarà un bel viaggio per lui e sembra averne il sentore. Schiaccio il numero quattro e noto che uno dei pulsanti è già selezionato, lo guardo ed esclamo severo “Chi va al tre?!”. La sua reazione è confusa ed agitata, siamo solo in due, non può essere una domanda seria eppure io non tremo, non rido, mostro un impercettibile ghigno per farlo quasi rilassare ma è solo la calma prima della tempesta, l’assaggio del paradiso quando ti meriti l’inferno. Torno serio, autorevole, quasi cattivo, lo fisso spazientito da una risposta che tarda ad arrivare, al che il malcapitato è costretto a rispondere con fievole e balbettante voce “Io...”.
Annuisco. Non mi interessa la risposta, mi interessa sentirglielo dire, sentire che ha paura, fargli sentire che ha paura. Mi interessa fargli capire che la specie dominante pare sia l’uomo, ma di sicuro non lui.
Avanzo. Mi porto al centro dell’ascensore e lui si ritira come una chiocciola nel suo guscio, ma il guscio non c’è, si schiaccia nell’angolo come il proverbiale pugile in attesa del gong, ma stavolta non serve neanche menarlo, la mia presenza lo indispone il mio sguardo lo minaccia, lo osservo ma lui non lo sa perché guarda fisso il tagliandino con scritto il numero da chiamare in caso di emergenza, che poi chissà da quanto è li e chissà se rispondono veramente 24 ore su 24 come quel pezzettino di carta pomposamente decanta. Continua a guardarlo come volesse memorizzarlo una volta per tutte quel maledetto numero, ma io so che il suo nervo ottico non trasporta realmente l’immagine al cervello, sta solo pregando, pregando che oggi quell’ascensore vada più veloce del solito, per un motivo che in fondo non può esistere, che finisca questa straziante agonia, capisce finalmente il senso della tanta chiaccherata eutanasia. Io godo, mi sento più bello, più alto, più grosso, la percezione di me stesso è quella di un gigante di fronte ad una formica, anche un pò più mingherlina del solito perché non viene da una famiglia di formicone e da piccola inoltre ha avuto delle malattie, anche le formiche ce le hanno.
Ed infine si spalancano le porte, tocca a lui uscire e vedo che con la coda dell’occhio osserva la tanto agognata luce alla fine del tunnel con lo sguardo di un beduino che vede la sua amata oasi, è però nell’angolo distante dall’uscita. Brutto errore penso, ma in fondo ce l’ho cacciato io. Colto da un momento di buonismo mi scosto pacatamente e gli faccio strada, potrei non farlo, ma ho già tagliato il traguardo, ho delirio di onnipotenza, sento che potrei forzarlo a salire al piano successivo se solo volessi ma sono uno sportivo, non è giusto infierire sugli sconfitti, non è nel mio stile. Esce, il cane, con la coda in mezzo alle gambe, a testa bassa e ricolmo di vergogna, non credo sia rimasto un briciolo di personalità in quell’insulso corpo. Non saluto, non saluta, sa in fondo che non ne è certo degno, alla fine mi spiace quasi un pò... o forse no.

Ecco, questo è come credo l’abbia vissuta lui. Io ero la preda.

SCHIAFFI DI SOLE *

Ho una mezzora libera prima dell'appuntamento. E che appuntamento. Roba grossa. Il sole di questi tempi sembra tirare gli schiaffi a mano aperta. Stare all'ombra vorrebbe dire evitare gli schiaffoni, questo si, ma prendere comunque dei bei coppini. Bella l'estate, bello l'agosto, bello il caldo, ma dopo un po' straccia le.. le pazienze.
Cerco un bar. Un bar dove trovare refrigerio e prendere giusto un caffè, si perchè anche se non ne ho voglia, è la cosa che costa meno. Mi chiedo se se ne accorgano i gestori di quando uno prende un caffè tanto per giustificare la presenza lì.
Trovarne uno aperto appartiene alle imprese da incorniciare, quelle della pubblicità dell'amaro montenegro. "Chiuso per ferie dal.. chi se ne frega.. al 20 agosto". - "Ma compreso o no?" - mi chiedo sempre io, sebbene a ben vedere non mi interessa niente. Ne trovo uno, proprio sotto allo stabile che sarà sede del mio appuntamento. Un bar modesto ma carino, in cui, seduta dietro il bancone, una vecchia con un ventilatore puntato fisso su di sè mi osserva dei lunghissimi attimi e con l'aria della nonna che scopre la malefatta del nipotino mi domanda con un mezzo ghigno; "Un caffè immagino" - "Si, e... ehm... anche un bel chupa chupa". Eccoci. Se ne accorgono.
Quel mezzo sorriso di scherno mi fa imbestialire; possibile che io sia considerato alla stregua di una pecora tra le pecore? Io che mi considero l'erede del concetto di anarchia, del fare quel cazzo che mi pare, quello che si considera non omologato alla massa? Mi porta il caffè, "una bustina di zucchero immagino" continua, ancora con quel sorriso di chi crede di sapere tutto di te, anche se non ti ha mai visto. Non aspetta nemmeno una risposta, prende la bustina, si accinge a strapparla, mi guarda negli occhi con aria di sfida. "No...5 cucchiaini di sale grazie" rispondo deciso.
Shock.
"Scherza vero?" mi chiede. Il mezzo sorriso è diventato un quarto e tre decimi più piccolo, sento la goccia di sudore freddo che cerca di uscire da quei vecchi pori tempestati di macchie. "Non scherzo manco per il cazzo vecchia". Ora la sorpresa è completa, non si aspettava che diventassi anche maleducato, tremendamente maleducato, roba che Suor Elena, che mi insegnava all'asilo, mi prenderebbe a sberle.
Il sorriso è sparito del tutto, la vedo che si affanna a cercare del sale che se ci pensi, mica si trova cosi facilmente in un bar. Trova una saliera, di quelle trasparenti con il cappuccio di metallo forato, fa come per mettermelo nel caffè ma la fermo. "Ho detto cucchiaini". Costringo la vecchia a svitare la saliera, a prendere un cucchiaino da caffè e posare tutto di fronte a me. Verso cinque cucchiani di sale belli pieni all'interno del caffè, mischio accuratamente, ne prendo anche una punta per assaggiarlo prima della degustazione vera e propria, come un esperto, e a quel punto lo bevo.
Lo stomaco si contorce e le papille gustative chiedono pietà, è disgustoso.
"Ottimo vecchiaccia!" le dico, sfoggiando un sorriso, a 53 denti, come uno squalo bianco. Ci vuole ben altro prima che qualcuno mi colga in fallo. Sono fiero. Si, sono stato sgarbato, ma ho solo risposto con la stessa moneta a quella vecchietta saputella del cazzo. Sono io il vittorioso. E continuo; "Quant'è?"
"Lei è il Ragionier Merlanzo giusto?" - Io penso "Ahia.." e rispondo "Si, s...si sono io" - "Glielo offre mio marito, il Dottor Trini, mi aveva detto che probabilmente sarebbe passato. Ora vada pure all'appuntamento, mio marito la sta aspettando in studio... idiota".

Non più vincitore, esco di scena, inciampando per giunta su una cazzo di barra rialzata della minchia di porta di quel merda di baretto che rimane aperto anche al 16 d'agosto che non c'è in giro un cazzo di nessuno.
Ed ora che ci penso bene, in fondo, non mi sarebbe dispiaciuto affatto prendere quegli schiaffoni a mano aperta che il sole aveva da offrire..

lunedì 13 agosto 2012

LE RECENSIONI SBRIGATIVE: LA TEMPESTA PERFETTA


Quel gran buco di culo di Giorgio Clooney e la sua cricca di marinai, tra cui uno che per anni ho identificato come Ethan Hawke ma alla fine è Mark Wahlberg, se ne vanno a largo per cercare di tirare su due pesci in più visto che sono lo zimbello di tutto il porto e sono identificati come schiappe dalle tendenze sessuali ambigue (mia nota personale). Alla fine, la vita del marinaio è dura, stai su una barca che puzza di pesce tutta la vita, con omaccioni che si scannano tra di loro quando non fanno peggio, se non peschi hai un sacco di debiti, se c'è tempo brutto è un fottuto casino e a volte arrivano anche le tempeste perfette, di quelle cazzute, che picchiano i temporali e le tempeste normali e fanno le vandale. Se poi soffri il mal di mare e sei pure costretto a fare per forza il marinaio perchè nel tuo buco di paese l'unica cosa che ti da lavoro è il porto con il mercato del pesce ti aspetta una vita di merda, che poi a vederlo bene, non sembra manco un mare in cui sia possibile farsi il bagno, l'acqua sembra sporca e credo faccia pure freddo in quella zona a vedere l'abbigliamento del cast. Insomma, addio domeniche in spiaggia a farsi il bagno e prendere il sole, puoi solo ubriacarti nel bar con donnacce quasi tutte brutte, perchè quelle belle sono tutte sposate con i protagonisti tranne quel buco di culo di Clooney che guarda caso, è da solo.

Comunque, alla fine, muoiono tutti.

sabato 11 agosto 2012

UN UOMO SOLO AL COMANDO


Sta volando in solitaria verso il traguardo della maratona che chiude i giochi olimpici di Londra 2012. A Tim Isac Bounce mancano gli ultimi200m. Mezzo giro di pista e il 26enne Britannico arriverà all'oro, quel colore sempre inseguito e mai agguantato. Di più; ci arriverà col record mondiale. Con 2h02'37", ha un minuto esatto per completare la distanza..  potrebbe farlo anche camminando. Un trionfo in casa sua, una chiusura col botto per la già fortunata annata olimpica inglese, un successo per lo sport. Non è mai stato il favorito, mai nominato tra i papabili vincitori; ma lui non ha mai badato agli altri, lui ha sempre investito su sè stesso, che nello sport, come nella vita, è ciò che veramente conta per raggiungere un obiettivo. Eccolo Tim sbucare dall'ultima curva, mancano gli ultimi 100metri. Nello stadio olimpico il clima è infuocato, aumenta il frastuono, il boato è assordante! La gente è in piedi, è una festa per tutti! E’ un'emozione che esplode dentro il petto, cosa che solo lo sport riesce a donare. Chissà a cosa sta pensando in questi attimi.. Forse alla sua famiglia, al suo amore perduto, a tutti i sacrifici fatti.. forse a suo papà che non c'è più. A qualsiasi cosa stia pensando, lo sta facendo senza turbamento alcuno. Non c'è sorriso sul suo volto, non c'è fatica e neppure gioia o dolore. Niente. Semplicemente un'espressione seria. Ai 50metri inizia a decelerare. Le braccia larghe quasi a voler tagliare il traguardo abbracciando quanto più possibile il nastro d'arrivo. Sempre più piano, fino a fermarsi del tutto. A 5 metri dal traguardo, all’improvviso, sembra non avere più fretta. La platea inizialmente festante, inizia col passare dei secondi a emanare un brusio interrogativo. Fermo. Gli occhi chiusi e il volto impassibile. Tim Isac Bounce mette in scacco tutto il mondo. Rinuncia al record mondiale. E tra il clamore crescente della folla attende ben due minuti che il secondo, il marocchino Adir Moussafi, tagli il traguardo per primo, titubante e distratto dalla singolare scena. Tim Isac Bounce a questo punto apre gli occhi ed esplode in un sorriso bello, pieno, vero! E passeggiando varca la linea d’arrivo, felice di una gioia limpida, genuina. Il pubblico è basito, i commentatori di tutte le emittenti mondiali faticano a definire il gesto. Per alcuni è un folle, per altri è un genio. Quel che è certo è che Tim Isac Bounce ha messo in crisi l’intero sistema. Chi può permettersi di definirlo sconfitto? Serviva davvero tagliare il traguardo per sancirne la vittoria? Tutti hanno visto come è andata, no? Fatto sta che negli annali risulterà medaglia d’Argento dietro al marocchino.
Eppure il vincente è lui. Tim Isac Bounce; l’Argento che ottenne il record del mondo.      

mercoledì 1 agosto 2012

LE RECENSIONI SBRIGATIVE; OCEAN'S THIRTEEN

In pratica ecco la new entry Al Pacino fare il fenomenino e truffare un amico di Giorgio Ocean Clooney il quale, scocciato, vuole vendicarlo. Riunisce i suoi uomini e in soldoni fa andare in ramengo l'avveniristico nuovo hotel di Las Vegas di Al Pacino, che è un tizio spietatino e precisino nel suo lavoro, ma mica prevede che i suoi sistemi di sicurezza interplanetari creano solo del temporaneo prurito a gente accorta e perspicace del calibro Ocean e i suoi soci. Poi già che ci sono truffano ancora il Garcia e il Cassel che nel gran finale volevano controrubare le cose. Si dimostrano in gamba. Aiutati forse anche dal copione, perchè a volte bastava poco e i piani sarebbero andati in fumo.
L'hotel di Al Pacino non esiste varamente. Però sembra vero lo stesso.