Mi sono appena seduto
al tavolo del bar della piazza e sono circondato da persone. In realtà i bar
sono due, cosi come le piazze, una di fronte all'altra, contrapposte come Don
Camillo e Peppone e politicamente, ognuno sceglie dove bere i suoi drink. Ho contato
anche i tavoli, in totale sono trenta. Dicono che può aiutare la memoria
contare e soffermarsi sui dettagli ma non ricordo dove l'ho letto. C'è quasi
tutto il paese attorno a me, è serata di festa, quindi nessuno o quasi è
rimasto a casa e potrei andare a rapinare quelle case vuote, frugando tra i
cassetti di ognuno abbastanza facilmente. Ah! Che grande clamore scatenerebbe
in questo paesino dimenticato da Dio! A volte mi vengono in mente queste
situazioni ipotetiche, stile "se avessi un fucile, quante persone
riuscirei ad ammazzare prima che mi prendano?". Non che io sia una persona
violenta o con tendenze omicide, sono scabrosi pensieri su cose che non faresti
mai, come uno che soffre di vertigini che immagina di camminare sul bordo di un
grattacielo al 50° piano, o un multimiliardario che pensa come sarebbe se lui
pagasse le tasse. Arriva la cameriera, abbronzata e bella come il sole nei suoi
20 anni di felicità. Mi chiede cosa voglio, vorrei risponderle "Te",
darle la mano, vestito da Clint Eastwood con il sole alle spalle, sopra il mio
destriero e portarmela via nel deserto.
Apro la bocca,
fissandola in quegli occhi che sanno di mediterraneo e le dico:
"Tè..."
(sospiro)
"...verde...se
non ce l'hai in lattina è meglio".
“Uh, per un attimo
avevo capito che avevi detto te, nel senso di me.. hi hi hi, che sciocca..
scusa se te lo dico ma io sono fatta così, dico sempre quello che penso, a
costo di essere sgarbata. Cmq te lo porto subito il tè verde che è un po' da
sfigatini, del resto anche la tua faccia...hi hi hi, stasera sono proprio tutta
tremendina, sarà il caldo! Se avrei le ferie ci sarei già tutta andata.. hi hi
hi.. Bene; vado e torno col vassoino! ”
In un istante mi fu
chiaro tutto. Lei, così meravigliosa! Ma tipo da restarci abbracciato tutta la
notte a parlare di viaggi e sogni di una vita insieme passata a correre su
spiagge argentate inspiegabilmente deserte, mano nella mano, felici di una
felicità fiabesca! Io e lei, nient'altro che noi. Lei, unica eccezione per cui
rispetterei la rivedibile volontà cristiana per cui bisognerebbe aspettare il
matrimonio prima di unirsi nel sacro vincolo dello scopare. Lei che da sola ha
dato un senso a tutte quelle mielose merdose canzoni di quel fracassacazzo di
Gigi D'Alessio. Lei, il pezzo mancante del puzzle del mio cuore. Lei, che se
fosse una canzone sarebbe "T'innamorerai" di Masini. Lei che se fosse
Giovanna D'arco andrei giù di idrante. Lei, che ha azzerato la mia fobia del
"per sempre". Lei che se fosse lesbica mi toglierei seduta stante il
pipparuolo. Lei che i suoi occhi sembrano stelle comete che mi guidano nel buio
torbido di questo mondo decadente. Lei che se fosse imbarcazione starei a
poppa. Lei che ha moltiplicato per zero le mie attenzioni verso le altre femmine
del pianeta. Lei che è "..e vissero felici e contenti".
Ebbene lei, proprio
lei.. è riuscita a rovinare tutto aprendo bocca in quei dodici nefasti secondi.
Finisce così com'era
iniziata, senza un motivo valido senza un straccio di destino fatato, privato
brutalmente del sentimento più nobile che il mondo governa e a cui anche il più
infimo degli stronzi avrebbe diritto. L'ho amata per davvero, l’ho amata dal primo momento che l'ho vista, è stato 2
minuti fa ne sono ben conscio, ma il mio è stato amore puro ed è inutile
negarlo, la sentivo mia, mi sentivo suo... sognavo la chiesa, sognavo l'altare,
sognavo l'erede. Ora mi sento vuoto, spolpato, scarico, evacuato della mia
anima, depauperato del mio futuro, in questa giornata che poco aveva da dare e
ancor meno ha dato hai deciso di portarmi via l’unico bagliore di luce che mi
ha spinto ad aprire questi occhi stanchi e destarmi da questo confuso torpore
che avrei giurato mi accompagnasse fin nelle braccia dell’amico Morfeo. Sei
lassù che mi guardi e giocoso ti compiaci di avermi reso patetico ancora una
volta, vorrei insultarti ma non lo farò, non perché non te lo meriti ma perché
sono stato educato diversamente, mi piacerebbe sapere come la mia cara madre
spiegherebbe anche questo, come quando sotto il portico l’imbrunire mi faceva
sentire più saggio e le facevo domande a cui puntualmente sapeva rispondere,
non divagava non esitava, puntuale e concisa mi cresceva a parole, mi mentiva
senza ritegno dicendomi che un giorno anch’io avrei saputo tutto questo...
Eccola che torna, con
quel vassoio traballante, la rivedo e sento di essere ancora vivo, sento di
poter perdonare la sua stupidità, sento che un futuro insieme non è ancora
perduto, che il fato non ci ha ancora divisi. Mi parla ma non capisco. So che
di intelligente non vi è nulla e il mio cervello decide di attuare un
meccanismo di difesa che il cuore probabilmente gli impone. Mi sta bene così.
Sul tavolo mi presenta trionfante proprio ciò che con estrema gentilezza le
avevo chiesto di evitare. Una lattina. Sorrido dentro di me, sorrido e la
giustifico come un degno leader protegge la sua squadra, come una polmonite
acuta sul mio libretto di scuola, la colpa è mia, del mio essere ossessionato
dal dettaglio, del non voler seguire un mondo che va avanti, del non accettare
il sacrosanto dovere di assecondare il progresso e poter bere da una cazzo di
lamiera igienizzata e trattata per quell’unico scopo! E allora lo bevo, è pure
sempre thè verde… Caldo come la piscia.