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venerdì 24 agosto 2012

ALL'IMPROVVISO LEI

Mi sono appena seduto al tavolo del bar della piazza e sono circondato da persone. In realtà i bar sono due, cosi come le piazze, una di fronte all'altra, contrapposte come Don Camillo e Peppone e politicamente, ognuno sceglie dove bere i suoi drink. Ho contato anche i tavoli, in totale sono trenta. Dicono che può aiutare la memoria contare e soffermarsi sui dettagli ma non ricordo dove l'ho letto. C'è quasi tutto il paese attorno a me, è serata di festa, quindi nessuno o quasi è rimasto a casa e potrei andare a rapinare quelle case vuote, frugando tra i cassetti di ognuno abbastanza facilmente. Ah! Che grande clamore scatenerebbe in questo paesino dimenticato da Dio! A volte mi vengono in mente queste situazioni ipotetiche, stile "se avessi un fucile, quante persone riuscirei ad ammazzare prima che mi prendano?". Non che io sia una persona violenta o con tendenze omicide, sono scabrosi pensieri su cose che non faresti mai, come uno che soffre di vertigini che immagina di camminare sul bordo di un grattacielo al 50° piano, o un multimiliardario che pensa come sarebbe se lui pagasse le tasse. Arriva la cameriera, abbronzata e bella come il sole nei suoi 20 anni di felicità. Mi chiede cosa voglio, vorrei risponderle "Te", darle la mano, vestito da Clint Eastwood con il sole alle spalle, sopra il mio destriero e portarmela via nel deserto.

Apro la bocca, fissandola in quegli occhi che sanno di mediterraneo e le dico:

 "Tè..."

(sospiro)

"...verde...se non ce l'hai in lattina è meglio".

“Uh, per un attimo avevo capito che avevi detto te, nel senso di me.. hi hi hi, che sciocca.. scusa se te lo dico ma io sono fatta così, dico sempre quello che penso, a costo di essere sgarbata. Cmq te lo porto subito il tè verde che è un po' da sfigatini, del resto anche la tua faccia...hi hi hi, stasera sono proprio tutta tremendina, sarà il caldo! Se avrei le ferie ci sarei già tutta andata.. hi hi hi.. Bene; vado e torno col vassoino! ”


In un istante mi fu chiaro tutto. Lei, così meravigliosa! Ma tipo da restarci abbracciato tutta la notte a parlare di viaggi e sogni di una vita insieme passata a correre su spiagge argentate inspiegabilmente deserte, mano nella mano, felici di una felicità fiabesca! Io e lei, nient'altro che noi. Lei, unica eccezione per cui rispetterei la rivedibile volontà cristiana per cui bisognerebbe aspettare il matrimonio prima di unirsi nel sacro vincolo dello scopare. Lei che da sola ha dato un senso a tutte quelle mielose merdose canzoni di quel fracassacazzo di Gigi D'Alessio. Lei, il pezzo mancante del puzzle del mio cuore. Lei, che se fosse una canzone sarebbe "T'innamorerai" di Masini. Lei che se fosse Giovanna D'arco andrei giù di idrante. Lei, che ha azzerato la mia fobia del "per sempre". Lei che se fosse lesbica mi toglierei seduta stante il pipparuolo. Lei che i suoi occhi sembrano stelle comete che mi guidano nel buio torbido di questo mondo decadente. Lei che se fosse imbarcazione starei a poppa. Lei che ha moltiplicato per zero le mie attenzioni verso le altre femmine del pianeta. Lei che è "..e vissero felici e contenti".

Ebbene lei, proprio lei.. è riuscita a rovinare tutto aprendo bocca in quei dodici nefasti secondi.

Finisce così com'era iniziata, senza un motivo valido senza un straccio di destino fatato, privato brutalmente del sentimento più nobile che il mondo governa e a cui anche il più infimo degli stronzi avrebbe diritto. L'ho amata per davvero, l’ho amata  dal primo momento che l'ho vista, è stato 2 minuti fa ne sono ben conscio, ma il mio è stato amore puro ed è inutile negarlo, la sentivo mia, mi sentivo suo... sognavo la chiesa, sognavo l'altare, sognavo l'erede. Ora mi sento vuoto, spolpato, scarico, evacuato della mia anima, depauperato del mio futuro, in questa giornata che poco aveva da dare e ancor meno ha dato hai deciso di portarmi via l’unico bagliore di luce che mi ha spinto ad aprire questi occhi stanchi e destarmi da questo confuso torpore che avrei giurato mi accompagnasse fin nelle braccia dell’amico Morfeo. Sei lassù che mi guardi e giocoso ti compiaci di avermi reso patetico ancora una volta, vorrei insultarti ma non lo farò, non perché non te lo meriti ma perché sono stato educato diversamente, mi piacerebbe sapere come la mia cara madre spiegherebbe anche questo, come quando sotto il portico l’imbrunire mi faceva sentire più saggio e le facevo domande a cui puntualmente sapeva rispondere, non divagava non esitava, puntuale e concisa mi cresceva a parole, mi mentiva senza ritegno dicendomi che un giorno anch’io avrei saputo tutto questo...

Eccola che torna, con quel vassoio traballante, la rivedo e sento di essere ancora vivo, sento di poter perdonare la sua stupidità, sento che un futuro insieme non è ancora perduto, che il fato non ci ha ancora divisi. Mi parla ma non capisco. So che di intelligente non vi è nulla e il mio cervello decide di attuare un meccanismo di difesa che il cuore probabilmente gli impone. Mi sta bene così. Sul tavolo mi presenta trionfante proprio ciò che con estrema gentilezza le avevo chiesto di evitare. Una lattina. Sorrido dentro di me, sorrido e la giustifico come un degno leader protegge la sua squadra, come una polmonite acuta sul mio libretto di scuola, la colpa è mia, del mio essere ossessionato dal dettaglio, del non voler seguire un mondo che va avanti, del non accettare il sacrosanto dovere di assecondare il progresso e poter bere da una cazzo di lamiera igienizzata e trattata per quell’unico scopo! E allora lo bevo, è pure sempre thè verde… Caldo come la piscia.