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venerdì 17 agosto 2012

SCHIAFFI DI SOLE *

Ho una mezzora libera prima dell'appuntamento. E che appuntamento. Roba grossa. Il sole di questi tempi sembra tirare gli schiaffi a mano aperta. Stare all'ombra vorrebbe dire evitare gli schiaffoni, questo si, ma prendere comunque dei bei coppini. Bella l'estate, bello l'agosto, bello il caldo, ma dopo un po' straccia le.. le pazienze.
Cerco un bar. Un bar dove trovare refrigerio e prendere giusto un caffè, si perchè anche se non ne ho voglia, è la cosa che costa meno. Mi chiedo se se ne accorgano i gestori di quando uno prende un caffè tanto per giustificare la presenza lì.
Trovarne uno aperto appartiene alle imprese da incorniciare, quelle della pubblicità dell'amaro montenegro. "Chiuso per ferie dal.. chi se ne frega.. al 20 agosto". - "Ma compreso o no?" - mi chiedo sempre io, sebbene a ben vedere non mi interessa niente. Ne trovo uno, proprio sotto allo stabile che sarà sede del mio appuntamento. Un bar modesto ma carino, in cui, seduta dietro il bancone, una vecchia con un ventilatore puntato fisso su di sè mi osserva dei lunghissimi attimi e con l'aria della nonna che scopre la malefatta del nipotino mi domanda con un mezzo ghigno; "Un caffè immagino" - "Si, e... ehm... anche un bel chupa chupa". Eccoci. Se ne accorgono.
Quel mezzo sorriso di scherno mi fa imbestialire; possibile che io sia considerato alla stregua di una pecora tra le pecore? Io che mi considero l'erede del concetto di anarchia, del fare quel cazzo che mi pare, quello che si considera non omologato alla massa? Mi porta il caffè, "una bustina di zucchero immagino" continua, ancora con quel sorriso di chi crede di sapere tutto di te, anche se non ti ha mai visto. Non aspetta nemmeno una risposta, prende la bustina, si accinge a strapparla, mi guarda negli occhi con aria di sfida. "No...5 cucchiaini di sale grazie" rispondo deciso.
Shock.
"Scherza vero?" mi chiede. Il mezzo sorriso è diventato un quarto e tre decimi più piccolo, sento la goccia di sudore freddo che cerca di uscire da quei vecchi pori tempestati di macchie. "Non scherzo manco per il cazzo vecchia". Ora la sorpresa è completa, non si aspettava che diventassi anche maleducato, tremendamente maleducato, roba che Suor Elena, che mi insegnava all'asilo, mi prenderebbe a sberle.
Il sorriso è sparito del tutto, la vedo che si affanna a cercare del sale che se ci pensi, mica si trova cosi facilmente in un bar. Trova una saliera, di quelle trasparenti con il cappuccio di metallo forato, fa come per mettermelo nel caffè ma la fermo. "Ho detto cucchiaini". Costringo la vecchia a svitare la saliera, a prendere un cucchiaino da caffè e posare tutto di fronte a me. Verso cinque cucchiani di sale belli pieni all'interno del caffè, mischio accuratamente, ne prendo anche una punta per assaggiarlo prima della degustazione vera e propria, come un esperto, e a quel punto lo bevo.
Lo stomaco si contorce e le papille gustative chiedono pietà, è disgustoso.
"Ottimo vecchiaccia!" le dico, sfoggiando un sorriso, a 53 denti, come uno squalo bianco. Ci vuole ben altro prima che qualcuno mi colga in fallo. Sono fiero. Si, sono stato sgarbato, ma ho solo risposto con la stessa moneta a quella vecchietta saputella del cazzo. Sono io il vittorioso. E continuo; "Quant'è?"
"Lei è il Ragionier Merlanzo giusto?" - Io penso "Ahia.." e rispondo "Si, s...si sono io" - "Glielo offre mio marito, il Dottor Trini, mi aveva detto che probabilmente sarebbe passato. Ora vada pure all'appuntamento, mio marito la sta aspettando in studio... idiota".

Non più vincitore, esco di scena, inciampando per giunta su una cazzo di barra rialzata della minchia di porta di quel merda di baretto che rimane aperto anche al 16 d'agosto che non c'è in giro un cazzo di nessuno.
Ed ora che ci penso bene, in fondo, non mi sarebbe dispiaciuto affatto prendere quegli schiaffoni a mano aperta che il sole aveva da offrire..